Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con le risposte alle interrogazioni parlamentari n.5/01179 e n.5/01274 del 23/1/2019, ha fornito alcuni chiarimenti in relazione alle cause ostative all’accesso al cd. “regime forfettario” di cui all’art. 1, commi da 54 a 89, della Legge 23/12/2014, n.190. Tra i diversi chiarimenti, è stato precisato che la causa di esclusione che preclude l’accesso al regime agli esercenti attività d’impresa, arti o professioni i quali, contemporaneamente all’esercizio dell’attività, controllano direttamente o indirettamente S.r.l. che esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle da loro esercitate (ex art. 1, comma 57, lett. d, della Legge 23/12/2014, n.190), ha come obiettivo quello di evitare artificiose frammentazioni delle attività d’impresa o di lavoro autonomo svolte al solo scopo di beneficiare di una tassazione più favorevole. Ne consegue, quindi, che perché tale requisito venga rispettato, onde evitare abusi, deve essere presa come riferimento l’attività effettivamente svolta, pur in presenza di due codici attività formalmente distinti in base alla classificazione ATECO. Detto in altri termini, piuttosto che il riferimento ai codici ATECO tra loro diversi, deve essere verificata l’effettiva correlazione tra le due attività esercitate, ciò comportando un esame delle fattispecie volto a verificare se l’attività svolta individualmente è correlabile a quella prodotta in forma associata.